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’Stupro a pagamento’, la verità sulla prostituzione raccontata da Rachel Moran

Autore: Lamberto
Redatto il: Luglio 26, 2021

L’autrice aveva appena 15 anni quando iniziò a prostituirsi per le strade di Dublino perché non aveva alternative, e la storia che racconta nel suo libro Stupro a pagamento, la verità sulla prostituzione vuole denunciare proprio questa sua drammatica esperienza, spiegandoci perché la prostituzione dovrebbe essere contro ogni forma di legalizzazione. A più di vent’anni da quando pubblicò il libro, Rachel Moran è ancora oggi in prima fila nella lotta contro la tratta delle donne e della legalizzazione della prostituzione, più decisa che mai, e non vuole saperne di abbandonare la causa.

Quando qualche mese fa fu intervistata per un rotocalco culturale della tv britannica, si leggevano chiaramente sul suo volto i segni della grande rabbia interiore che ancora oggi prova, un sentimento di disprezzo verso quelli che hanno sempre sfruttato le prostitute e vogliono continuare a farlo. Rachel Moran ha perso il sorriso e non riesce più a provare emozioni, le capita spesso di volersi dissociare dalla realtà, perché per lei tutto è triste ed avvilente.

Cenni biografici su Rachel Moran

Dire che la vita di Rachel Moran è stata una vita sofferta sarebbe poco; la sua famiglia era infatti parecchio ‘atipica’ se così possiamo definirla, con il padre suicida a causa di gravi disturbi da bipolarismo, e la madre che soffriva di schizzofrenia; era questo il contesto familiare di Rachel, che all’età di 15 anni era già su un marciapiede per cercare di distrarsi da quella che era la sua triste realtà familiare.

Purtroppo, specie nei casi in cui la realtà che si vive è così dura da accettare, il ricorrere alla prostituzione porta spesso con se anche il problema della droga, ed infatti così è stato anche per lei. Rachel si è prostituita per circa 7 anni di fila, sballottata tra vari bordelli, alberghi di lusso, barche di uomini facoltosi, e più faceva questa vita più provava vergogna e disprezzo verso tutti quelli che invece appartenevano al ‘mondo normale’, che lei vedeva sempre più distante e quasi irraggiungibile, sentimento questo che ha una profondità da non sottovalutare assolutamente.

La laurea e l’inizio della sua lotta sociale

Dopo sette lunghi anni di sofferenze e vergogna, durante i quali però non ha mai smesso di studiare, Rachel ottiene finalmente la sua bella laurea in giornalismo, riuscendo inoltre a fondare anche una associazione di ex prostitute chiamata S.P.A.C.E. (Survivors of Prostitution Abuse Calling of Enlightment). La sua voglia di volersi schierare in prima linea nella lotta contro gli abusi alle donne è così forte che la ragazza inizia a viaggiare per osservare più da vicino il mondo della prostituzione, e per raccogliere altre testimonianze di ‘colleghe’ emarginate.

Nel giro di pochi mesi la Moran diventa attivista e personaggio simbolo della lotta contro la legalizzazione della prostituzione, sostenendo in particolar modo il modello abolizionista, che prevede aiuti e sostegno sociale per le prostitute che desiderano uscire dal tunnel, ed allo stesso tempo persecuzione legale verso i clienti. In Europa, la legalizzazione della prostituzione è già avvenuta, ma ogni singolo stato ha la sua propria forma di intenderla; anche in Italia stando ai fatti non è illegale, mentre invece lo sono tratta e sfruttamento.

I punti fondamentali di ‘Stupro a pagamento’

Il libro della Moran focalizza il concetto del modello abolizionista che, come accennato prima, prevede aiuti per le prostitute e persecuzione legale per i clienti; l’autrice, che è stata molto tempo in giro per l’Europa raccogliendo informazioni e testimonianze, racconta di aver visto scene a dir poco agghiaccianti, con prostitute costrette a lavorare in condizioni davvero disumane. E’ per questo che lei sostiene fermamente che non si può non criminalizzare il cliente, perché è palese che si tratta di una situazione di sfruttamento.

‘Ho visto donne il cui corpo è stato ‘usato da più di 40 uomini in un solo giorno’, racconta la Moran, ‘qui non si tratta più di prostituzione e di una ragazza che lo fa un paio di volte al giorno per portare del cibo a casa, questo è sfruttamento bello e buono, e bisogna punire chi lo promuove e chi lo compie’. In effetti non si può assolutamente darle torto, d’altra parte neppure a livello ‘biologico’ è normale che il corpo di una donna sopporti a lungo questa situazione di stress, in questo modo si violano i principali diritti umani, ed è per questo che Rachel Moran segue la sua lotta più attiva che mai.