Lo saprai e poi conoscerai la premessa
l’unica e vera varietà di tributi,
il massimo splendore che né redime né eterna
Non trova il male tra una tale ipocrisia.

Conoscerai e l’essere che porti come elemento
Vedrai nella tua anima il significato della vita
la realtà astratta di eventi e momenti
Camminano scalzi ogni volta che mi guardi.

Lo saprai e poi dopo tanto tempo
che la notte porterà forse un amico
di quelli che rileggono i tuoi occhi e sono così attenti
Ti mostrano la possibilità di morire con te.

Quando non guardi … una stella si spegne
e il suo alone di costellazioni costantemente
si sta muovendo ad un ritmo rapido e si aspetta che sia fatto
giorno notte e quindi evitare le sensazioni.

Quando non guardi … esplodi vicino agli universi
e il sole contiene una lacrima nel lungo,
appassire i fiori nel giardino dei miei versi
Proclamano di spostare gli echi del silenzio.

Quando non guardi … e i miei occhi cercano l’impossibile
l’anima ricorda l’oscuro proverbio incerto,
quando non guardi … le profondità indescrivibili
contengono la profonda pace di ciò che è già morto.

La mia adolescenza è morta prima che io nascessi
tra rumori di pistola e perdite irreparabili
da ciascuno di loro ho pensato che un giorno potrei
rivivere nei loro cuori e sentirli palpitabili.

La mia adolescenza era l’inferno tra le strade
di inutili battaglie e inutili arringhe
con lotte immerse nelle guerre urbane
e nella sensazione di “Che” in ogni sfogo.

La mia adolescenza credeva nella rivoluzione delle idee
nelle frasi armate da leader suburbani
con ammirazione nei pochi valori che hanno lasciato
e lo sguardo mette il valore dei miei fratelli.

La mia adolescenza ha preceduto una gioventù perduta
tra marce e discordia estranee alle mie orecchie
e in ogni sonaglio, il mio sangue e le ferite
questo mi porta ancora a ricordare nella mia dimenticanza.

La mia adolescenza è stata la passione per una donna bellissima
con immensi occhi verdi e amore nei suoi occhi
che scintillio eterno che quelle cose offrono
che muoiono e nascono in ogni fiore appena piantato.

La mia adolescenza assomiglia a quella di altri che sono morti
per una causa fedele al tempo che ci stava allontanando
tra i pensieri di quelli che erano
il terrore delle nostre strade ogni volta che si innescano.

E poiché il passato mi raggiunge contagocce
le lacrime servono l’uomo nella sua tana
per sapere che è ancora umano e continua a sgorgare
la passione per la lotta nel mezzo della sua vita

La cipolla è gelata
chiuso e povero:
Il gelo dei tuoi giorni
e delle mie notti.
Fame e cipolla
ghiaccio nero e gelo
grande e rotondo.

Nella culla della fame
il mio ragazzo era
Con sangue di cipolla
ha curato.
Ma il tuo sangue,
zucchero candito
Cipolla e fame.

Una donna bruna,
risolto sulla luna,
versa il filo per filo
sopra la culla.
Ridi, ragazzo,
che tu inghiotti la luna
quando è necessario.

Allodola di casa mia,
Ridi molto
È la tua risata negli occhi
la luce del mondo.
Ridi tanto
che nell’anima quando ti senti,
Batti lo spazio.

Le tue risate mi rendono libero,
Mi fa volare.
Soledades porta via,
la prigione mi strappa.
Bocca che vola,
cuore che nelle tue labbra
schiarisce.

La tua risata è la spada
più vittorioso.
Vincitore di fiori
e le allodole.
Rivale del sole
Futuro delle mie ossa
e amore mio.

La carne che si spella,
All’improvviso la palpebra,
vivere come non mai
colorato.
Quanto cardellino
torna indietro, flap,
dal tuo corpo!

Mi sono svegliato da bambino.
Non svegliarti mai
Triste, ho la mia bocca
Ridi sempre.
Sempre nella culla,
difendendo risate
penna a penna.

Per essere così alto,
così esteso,
che la tua carne sembra
cielo setacciato.
Se potessi
torna all’origine
della tua carriera!

L’ottavo mese ridi
con cinque fiori d’arancio.
Con cinque piccoli
efferatezze.
Con cinque denti
come cinque gelsomini
adolescenti.

Bacia il confine
saranno domani
quando nella protesi
sentire un’arma
Senti un fuoco
corri i denti
cercando il centro.

Vola bambino nel doppio
luna del seno
Lui, triste cipolla.
Tu, soddisfatto.
Non cadere a pezzi.
Non so cosa succede
né cosa succede.

Ero, cosa volevano che io fossi

un umano in armatura da abito,

senza il fascino di una prima volta liscia

Senza il sapore di prima, ti ho conosciuto.

Io ero, quale perfezione segnata

la preghiera della domenica, in ogni chiesa,

avere Dio, prima di un’occhiata

Guardando lontano il fiore in primavera.

Io ero, le bestie il loro cibo

credendo che il mondo attraverso di me ruotasse,

senza supporre che ci sia divertimento nei momenti

quando tieni le mani, il tuo amante.

Ero, il modello dell’amante corporativo

la voce senza rumore che ha flagellato i miei talenti,

senza credere che ci siano calendari

che cancella i dolori di qualche tormento.

Ero, il pastore maturo dell’eccesso

il guardiano delle mie notti dormi male,

un’ombra di cattivo gusto senza senso,

un sonno assonnato che evitava la poesia.

Ero, cosa volevano che io fossi,

dopo la rivoluzione che ha annidato le mie vene,

Sono, la mia vita, quello che vedi in primavera

colui che ha cambiato l’amore, per i vecchi dolori.

Se potessi mordere la terra tutto

e sentire il gusto sarebbe più felice per un momento …

Ma non sempre voglio essere felice

è necessario essere infelici di volta in volta per essere naturali …

Non tutto è giorni di sole

e la pioggia quando c’è bisogno di molto, è richiesta.

Ecco perché prendo l’infelicità con la felicità.

Naturalmente come uno che non manca

che ci sono montagne e pianure e che ci sono rocce ed erbe …

Ciò che è necessario è essere naturali e calmi nella felicità o nel

infelicità.

Senti come chi guarda. Pensa come chi cammina,

e quando deve morire,

Ricorda che il giorno muore e il tramonto

È bello e la notte che rimane è bella.

È giusto e così sia.

Contatti

Ciao a tutti e benvenuti in Ticketbooks, mi chiamo Lamberto Boccia e sono un grande appassionato di tutto quanto ruota intorno ai libri ed al mondo della scrittura in generale. Se volete condividere con me questa passione possiamo comunicare attraverso lo schema riportato qui sotto, sarò felice di leggervi.

Nota bene: nel contattarci accetti implicitamente quanto riportato nell’Informativa sulla Privacy.

Con dieci cannoni per banda,
vele a poppa,
non taglia il mare, vola
una barca a vela brigantina;

nave pirata che chiamano,
per il suo coraggio, il Feared,
in tutto il mare conosciuto
dall’uno all’altro confine

La luna nel mare brilla,
il vento geme nella tela
e salire in movimento morbido
onde d’argento e blu;

e il capitano pirata va,
cantando allegramente a poppa,
L’Asia da una parte, dall’altra l’Europa,
e là davanti a Istanbul;

– «Salpa la mia barca a vela,
senza paura,
che nessuna nave nemica,
niente tempesta, niente soldi
il tuo corso di twist arriva,
né per mantenere il tuo valore.

»Venti dighe
abbiamo fatto
nonostante,
dall’inglese

»E si sono arresi
i tuoi banner
cento nazioni
ai miei piedi

»Che il mio tesoro è la mia nave,
che il mio dio è la libertà,
la mia legge, forza e vento,
La mia unica patria è il mare.

»Lì, muovi una guerra feroce
re ciechi
per un altro piede di terra,
che ho qui per me
quanto copre il mare selvaggio,
a chi nessuno ha imposto leggi.

»E non c’è spiaggia
sii chiunque,
né bandiera
di splendore,

»Non sentire
il mio diritto
e allattare al seno
al mio valore

»Che il mio tesoro è la mia nave,
che il mio dio è la libertà,
la mia legge, forza e vento,
La mia unica patria è il mare.

»Alla voce di ¡barco arriva!
è vedere
come gira e viene prevenuto
a tutta velocità per sfuggire:
che io sono il re del mare,
e la mia furia è da temere.

»Nelle dighe
Io divido
cosa ha catturato
allo stesso modo:

»Voglio solo
per ricchezza
la bellezza
senza rivali.

»Che il mio tesoro è la mia nave,
che il mio dio è la libertà,
la mia legge, forza e vento,
La mia unica patria è il mare.

»Condannato a morte !;
Rido;
non mi abbandonare la fortuna,
e colui che mi condanna,
Io impicco da qualcuno
forse sulla sua stessa nave.

»E se cado
Cos’è la vita?
Per perso
L’ho già dato,

»Quando il giogo
di uno schiavo
come un bravo
Ho agitato.

»Che il mio tesoro è la mia nave,
che il mio dio è la libertà,
la mia legge, forza e vento,
La mia unica patria è il mare.

»Sono la mia musica migliore
Northwind
il rumore e il tremore
dei cavi scossi,
del Mar Nero il soffietto
e il ruggito dei miei cannoni.

»E il tuono
Quando sono violenti,
e il vento
quando rebramar,

»Mi addormento
calmo
cullati
dal mare

»Che il mio tesoro è la mia nave,
che il mio dio è la libertà,
la mia legge, forza e vento,
la mia unica patria il mare ».

Mattine di soli e velluti

che disegni al limite della tua perfezione,

un fiore che si alza e nei tuoi capelli

il facile fascino della seduzione.

Mattine calde e immaginarie,

al mio fianco osservando il tempo libero fedele,

chiarezza e bufera di neve, accarezza diverse

e i nostri occhi, con il sapore del miele.

Mattine di avventure condivise,

con le mani legate sulla schiena,

con il verso sulla pelle e le nostre vite

Cammina questo amore tra le tue gonne.

Mattine di rose e impensabili,

sogni che alla fine soffre la mia passione

velluto la pelle e nel tuo aspetto

quell’amore, a cui nessuno sembra.

Sono stato forse, un passatempo semplice e vago

nel mondo che pensavo di aver costruito,

e in te ho cercato di installare i miei mulini a vento

carezza senza fine, che non ha mai vissuto.

Ho cercato invano di trovare le mie soluzioni

soprattutto, decifrali,

e in te ho amato l’ipotesi dei miei errori

L’incerto teorema di una passione senza trovarlo.

Sono stato in grado di raggiungere la felicità di amarti

baciare la tua bocca, nel momento preciso,

anche se l’alcol sulle mie labbra tormenta

la perpetuità di pensare a te, di cui ho bisogno ora.

Ho fissato una data nella mia memoria

per raggiungere l’immagine della pazzia,

il mio amore per te, il mio desiderio per il tuo corpo

il profumo della tua pelle che dimora nella mia anima.

Ho trascinato la magia del mio universo

verso il costante miele delle tue giornate,

per cercare di trovarti quando i miei versi

Muore stasera tra l’alcol e la mia agonia.

Ho messo mille parole nei miei inferni

frasi aneddotiche, valori con significato,

senza sapere che il cielo nella mia macabra filastrocca

Cattura i lamenti che ho immaginato di aver vissuto.

Ho mostrato il mio lato più vulnerabile

senza l’armatura avara che la nutre,

per sapere essere un po ‘più palpabile

Ho provato a pensare al mio spazio e alla mia morte.

E ho amato così intensamente

Non potevo mantenere quello che volevo,

e oggi, alla distanza che la mia coscienza immagina
So che grazie a te … ho vissuto.

Baci, con labbra così assetate

chi sente l’umidità della mia,

portando freschezza come un deserto

senza acqua, che ha bisogno dei suoi fiumi.

Ti bacio con la calma di quella dea

chi ha bevuto dalle sue stesse sorgenti,

alcuni intrugli come un petalo di rosa

cade asciutto e sono diluiti in quanto tali.

Ti bacio e immediatamente ti contratto

per augurare il tuo profumo in bocca,

guardandomi negli occhi, bacia e tu sai,

e prega che questa magia non svanisca.

Ti bacio amando il contorno delle mie labbra

con il tocco sottile di ciò che non ti lega.

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